Il Risorgimento abruzzese (di Nicola Monti)

l Risorgimento in Abruzzo – Brigadiere Generale Giuseppe Salvatore Pianell.

La storia del Risorgimento italiano è stata analizzata in lungo ed in largo dagli storici che ne hanno delineato, in una visione d’insieme, i fatti salienti. Poca importanza invece è stata riservata ai fatti abruzzesi, considerandoli di scarso valore politico e militare. Ed invece non è così. Molti accadimenti ebbero natura fondamentale e molti uomini, di entrambi gli schieramenti, contribuirono alla causa in cui ciecamente credevano. Purtroppo la storia ufficiale tralascia di ricordare questi uomini e le gesta che compirono.

Se si vuole davvero capire cosa accadde in quegli anni è necessario riflettere su diversi spunti di analisi. Cerchiamo insieme di vedere, con occhio al di sopra delle parti, il nostro personale Risorgimento, quello abruzzese.

Certo non è possibile affrontare in un unico articolo tutti gli aspetti importanti. Inizierò quindi, in questa occasione, proprio dalle prime notizie e dall’operato del Brigadiere Generale Giuseppe Salvatore Pianell, già Comandante della brigata di Nocera, di guarnigione in Napoli, capitale del Regno delle due Sicilie.

Gli anni 50 del 1800 furono testimoni di diversi sconvolgimenti ideologici e territoriali. Alla fine del decennio si compì la II guerra d’indipendenza italiana. I piemontesi avevano vinto a Magenta (4 giugno 1859) e Solferino (24 giugno 1859). I duchi Carlo II di Parma e Francesco V di Modena, erano fuggiti abbandonando il trono a causa delle sollevazioni popolari che costituirono governi provvisori e che scelsero l’annessione al Piemonte. 

L’Abruzzo era saldamente controllato dalle fortezze di Civitella del Tronto, Pescara e L’Aquila, ma notizie sempre più allarmanti davano per certo uno sbarco nemico sulle coste del Regno.

Il 25 giugno del 1859 il Ministro della Guerra, Generale Filangeri, inviò in Abruzzo il Brigadiere Luigi De Benedictis (nato a foggia il 6 gennaio 1793) a controllare lo stato delle difese settentrionali del Regno delle due Sicilie.

Il nuovo Comandante ispezionò il confine con lo Stato Pontificio, che era tracciato in parte dal fiume Tronto. Dopo un’attenta ricognizione inviò un rapporto alla capitale in cui denunciava le pessime condizioni delle difese e richiedeva rinforzi. 

L’Abruzzo era considerato un anello debole delle difese. Era  protetto dal cuscinetto dello Stato pontificio, che disponeva  di pochi uomini, e per prevenire l’invasione piemontese da nord o lo sbarco garibaldino, il Re Francesco II inviò una colonna di 12.000 uomini a rafforzare la guarnigione già presente e a fortificare le difese. Al comando delle operazioni fu posto il Brigadiere Generale Salvatore Giuseppe Pianell.

Dopo la chiamata del Re, Pianell partì il 28 settembre da Napoli per assumere il comando territoriale delle tre province abruzzesi Citra e Ultra I e II.

Ciò che trovò in Abruzzo e le disposizioni che impartì sono magistralmente inserite in resoconti custoditi presso l’Archivio di Stato di Napoli.

Il 1° ottobre 1859, tra le varie, fece acquartierare a Pescara mezzo squadrone del 1° Lancieri della 1^ Brigata, comandata dal Brigadiere Michelangelo Vigna.

In questo periodo si dovrà al suo operato la sistemazione di strade, la costruzione di nuove vie e di ponti per permettere alla fanteria di manovrare agevolmente, ovunque ve ne fosse bisogno. Il 4 ottobre, dopo aver ispezionato la regione, si trovò alla Fortezza di Pescara per controllare il munizionamento e disporre le migliorie. Fu instancabile, fece esercitare i soldati, anche a conoscere il territorio. Rimosse i Comandanti incapaci ed inaffidabili, migliorò gli approvvigionamenti e intese creare un servizio di informazioni. Agì d’intesa col Ministero della guerra e con il Generale Lamoricière, comandante in capo delle truppe pontificie.

Dopo un inverno di esercitazioni militari arrivò la tanto temuta primavera, periodo in cui, notoriamente si favoriscono le operazioni miltari.

L’11 maggio 1860 Garibaldi sbarcò a Marsala.

Il 30 maggio 1860 gli giunse, dal Ministero della guerra, un telegramma cifrato che annunziava al Generale Pianell l’entrata di Garibaldi a Palermo. Non si perse d’animo e continuò ad ispezionare i presidi. A Pescara fece manovrare il 3° Battaglione cacciatori , rimanendone soddisfatto. La sua proverbiale calma nascondeva però una forte agitazione. Fu la moglie, nelle sue memorie, a scrivere …. io sola sapevo quanto sanguinasse il suo cuore di soldato per quello che avveniva in Sicilia …

Nel frattempo le voci di un possibile sbarco si susseguivano costringedo i difensori ad accorrere da una parte all’altra.

Il 26 giugno giunse l’ordine di far partire per le Calabrie quattro Battaglioni di cacciatori, comandati dal Generale Palmieri. Questo frangente contribuì a sguarnire il presidio abruzzese in modo definitivo. Anche se le fortezze continavano ad essere ben presidiate e rifornite.

Gli avvenimenti precipitarono in fretta e, come sempre accade in questi casi, molti rifiutarono incarichi di responsabilità.

Il 15 luglio il Maresciallo di campo Comandante Pianell venne nominato Ministro della guerra. L’avventura abruzzese del Generale Pianell era terminata. Lasciava comunque opere difensive ristrutturate e rifornite. Guarnigioni addestrate, opere viarie migliorate e fiducia da parte della popolazione.

Nella lettera di commiato scritta a Francesco II in data 3 settembre scrisse: Tre provincie, (quelle abruzzesi) e quanti hanno fatto parte del Corpo d’Esercito da me comandato, non ismentiranno le mie parole: dicano le prime se amministrai con giustizia, se feci il possibile, e sino a qual punto riuscii a far rispettare ed amare il Governo: dicano i secondi se risparmiai cure e fatiche per metterli in grado di rispondere onorevolmente, quanto che fosse, al debito loro.

Le cronache riportano che il 12 ottobre 1860 l’esercito piemontese varcò il fiume Tronto, dando vita all’invasione del Regno delle due Sicilie.

Il Ministro della Guerra Pianell non poteva certo arginare gli eventi che seguirono e, dopo poche settimane, si dimise. Dopo la proclamazione del Regno d’Italia fu concessa la possibilità, ad alcuni esponenti del disciolto esercito delle due Sicilie, di entrare nei quadri dell’esercito italiano. Questo frangente gli causò accuse di tradimento da entrambi gli schieramenti, anche se si distinse sempre e comunque in battaglia e nella vita privata per correttezza, valore ed onestà.

Si distinse in moltissime attività raggiungendo le più alte onorificenze del Regno d’Italia. Da militare, a cui non fu mai concesso di andare in pensione, il 20 marzo 1892  per la parata annuale per festeggiare il compleanno di Re Umberto I, rimase a cavallo sotto una pioggia battente in attesa che sfilassero tutti i reparti intervenuti. Pochi giorni dopo, nell’appartamento di Palazzo Carli, sede anche del Comando militare, gli fu diagnosticata una bronchite. Il 5 aprile 1892 a 73 anni, dopo aver ricevuto i conforti religiosi, morì circondato dai suoi familiari.